Nella Top 10 di TorrentFreak degli show più piratati dell’anno 2013 non sorprende che sul gradino più alto del podio ci sia il fantasy drama della HBO, Il Trono di Spade, che ha raggiunto il picchio massimo di download (5.9 milioni) nel finale della terza stagione.Al secondo posto Breaking Bad (4.2 milioni) del cui successo il passaparola sul web è stato una parte fondamentale. A seguire il prevedibilissimo terzo posto di The Walking Dead(3.6 milioni) seguito poi da The Big Bang Theory (3.4 milioni), Dexter (3.1 milioni), How I Met Your Mother (3 milioni), Suits (2.6 milioni), Homeland (2.4 milioni), Vikings (2.3 milioni) e, infine, Arrow (2.2 milioni).
sabato 29 marzo 2014
giovedì 27 marzo 2014
Breaking Bad - Stagione 3 (Recensione)
La seconda stagione si era conclusa nella tragedia: Jane è morta e suo padre Donald Margolis e il suo ragazzo, Jesse Pinkman (Aaron Paul), sono distrutti. Walter White (Bryan Cranston)
avrebbe potuto salvarla evitando così la catastrofe aerea della
collisione dei due aerei in volo di cui Donald è responsabile.
Responsabilità: Walt finalmente capisce che le sue azioni hanno delle
ripercussioni. Anche l’unita della sua famiglia ha risentito del suo
lavoro come cuoco di meth e delle sue decisioni: la moglie Skyler (Anna Gunn) non solo lo sbatte fuori di casa e vuole il divorzio ma, per vendetta, va anche a letto con Ted Beneke (Christopher Cousins), il suo capo.
“No Más”
quindi. Basta, basta così. Walt si ritira dagli affari e, nel tentativo
di riconquistare Skyler e di riunire la famiglia, torna al suo vecchio
lavoro di insegnante. Quando Jesse finisce la riabilitazione e si mette a
cucinare in proprio usando la formula del professore però, Walt torna
sui suoi passi e accetta l’offerta di Gustavo Fringe (Giancarlo Esposito): dirigere un laboratorio di meth tutto suo.
Dal Messico Marco e Leonel Salamanca (rispettivamente Luis e Daniel Moncada) giungono ad Albuquerque per vendicare la morte del cugino, Tuco Salamanca.
Gus però riesce a sviarli sul vero assassino: Hank Schrader (Dean Norris),
cognato di Walter e agente della DEA. Hank, a sua insaputa sempre sulle
tracce del cognato, riesce a risalire al camper sul quale Jesse e il
professor White avevano cucinato meth all’inizio del loro sodalizio
(durante la prima season) e mette le mani su Jesse. Jesse, ora in
proprio, cucina e vende meth al circolo di recupero per ex-tossicomani
che frequenta e lì vi conosce Andrea Cantillo (Emily Rios), giovane ragazza madre con la quale instaura una relazione.
Walt accetta la proposta di Gus e lui e il suo nuovo assistente Gale Boetticher (David Costabile) si mettono a cucinare a cottimo. “Más”: di più, sempre di più.
mercoledì 26 marzo 2014
Breaking Bad e i Griffin
Avevamo postato in precedenza un video in cui i Simpson citavano Breaking Bad all'interno di un'episodio, il link si trova a questa pagina http://breakingbaditaliancommunity.blogspot.it/2013/05/simpson-breaking-bad-il-video.html . Adesso è il turno dei Griffin:
martedì 25 marzo 2014
Breaking Bad è finito ma forse vi siete persi qualcosa
La serie, ideata da Vince Gilligan e trasmessa dall’emittente via cavo statunitense AMC, ha conquistato anche Anthony Hopkins che, dopo una full immersion durata due settimane, ha voluto esprimere la propria gratitudine e ammirazione nei confronti di Brian Cranston (Walter White) e tutto il team di Breaking Bad.
Probabilmente saprete che ci sarà uno spin off basato sulle storie dell’americanissimo avvocato Saul Goodman, ma forse vi è sfuggito che per la prima e la seconda stagione AMC ha anche realizzato dei mini episodi solo per il web, chiamati appunto #Minisodes. Sono delle piccole perle che in molti casi aggiungono qualcosa in più alla caratterizzazione dei personaggi che abbiamo imparato a conoscere così bene, dimostrando ancora una volta la qualità eccelsa del prodotto. Ecco i minisodes della prima stagione in lingua originale (purtroppo non sottotitolati):
SEASON 1
Breaking Bad Minisode 01 Good Cop Bad Cop
Breaking Bad Minisode 02 Wedding Day
lunedì 24 marzo 2014
Bryan Cranston: “Mi manca Breaking Bad”
“Ebbene si, mi manca Walter White”. Bryan Cranston lo confessa al Guardian
in una lunga e splendida intervista su quello che è la sua carriera nel
dopo-Breaking Bad. Lo vedremo presto qui in Italia in “Godzilla”,
mentre il quotidiano di Manchester lo incontra mentre è nei teatri di
Broadway è Lyndon Johnson in “All the way” e quando il fotografo gli
chiede una posa rilassata per le foto di rito, lui ci scherza su:
La mia faccia rilassata? Io spavento le persone. Ci sono quelli che hanno il sorriso incorporato, hai presente? Io sono di quelli che sembra che sta per mangiare bambini.
Bryan Cranston, 58 anni ed una carriera completamente rilanciata da Walter White
e la parabola dell’uomo medio che passa da “Mr Chips a Scarface”, per
dirla alla Vince Gilligan, creatore di quella che per molti è diventata
semplicemente “La Serie Definitiva”. La storia dell’insegnante di
chimica protagonista di una vita piatta che si trasforma in un signore
della droga senza scrupoli e tutto il mondo immaginario su cui ruota
“Breaking Bad” resta per Bryan Cranston “quanto di più reale possa
accadere” nella vita:
E mi manca molto Walter White, ho fatto questo l’ultimo giorno di riprese (mostra il tatuaggio con il logo della serie “BrBa”, sul lato dell’anulare della mano destra, ndr) e quando mi hanno chiesto ‘Perché vuoi farlo lì se nessuno lo vedrà?’. Ho risposto che era importante che io vedessi tutte le opportunità che ho avuto e sto avendo grazie a questo show.
Il fine giustifica i mezzi. La vita secondo
Cranston ha finito per aderire al Walter White-pensiero e ne difende le
scelte. Del resto ha vissuto con il personaggio per ben sette anni e
così lo difende:
Chi è rimasto puro a questo mondo? Forse Madre Teresa, ma i santi che camminano su questa terra, e in “Breaking Bad”, sono davvero pochi. C’è un Walter White in ogni persona nel mondo, siamo tutti in grado di fare quello che ha fatto lui. Con le stesse circostanze, chiunque si potrebbe sentire minacciato abbastanza fino a quando qualcosa, come la diagnosi terminale nel caso di Walt, lo libera e gli fa dire: ‘Fanculo! Faccio una cosa coraggiosa nella mia vita, lo faccio per me, la mia famiglia. E poi muoio’. Naturalmente, un piano ‘semplice’ va sempre storto.
Soffre la mancanza di Walter White, ha conosciuto il
destino finale del suo amato personaggio solo cinque giorni prima
dell’inizio dell’ultimo blocco di riprese e questo non gli ha cambiato
nulla. Del resto sul set, rivela, girava sempre arrabbiato, nervoso e
“come se fosse il mio ultimo giorno”. Era preparato a tutto, anche alla
fine. Caro Bryan, il buon Walt manca anche a noi e temo che il prequel spin-off “Better Call Saul” non basterà. Anche se spero non sia così.
Fonte: tv.fanpage.it
domenica 23 marzo 2014
Tutti gli episodi di Breaking Bad in 62 poster
Breaking Bad è certamente una delle serie TV di maggior successo
degli ultimi anni. I fan non si contano e la serie è diventata anche
oggetto di studi universitari. Uno di questi fan, particolarmente
affezionato alla serie, ha realizzato una serie di poster per ognuno
degli episodi della serie.
E’ Zsolt Molnár (Zsutti) che ha deciso di tributare questo omaggio
alla sua serie preferita. Un totale di 62 poster, dunque, e tutti sono
assolutamente fantastici. Ci sono tutti i personaggi e se siete dei fan
affezionati, non stenterete a riconoscerli e a individuare gli episodi. E
sono anche in vendita su Society6 per 20 dollari ciascuno. Godetevi la
gallery e cliccate qui per vederli tutti e comprarli, se volete.
venerdì 21 marzo 2014
Breaking Bad nella vita reale. Insegnante produce cocaina in casa: arrestato
Un insegnante di scuola secondaria è stato smascherato dalla polizia
come un trafficante di droga. All’insaputa dei suoi allievi, Macphallen
Kuwale, padre di due figli, aveva messo su una fabbrica di stupefacenti
segreta nella sua casa di Cardiff. Come racconta il Guardian,
all’interno della abitazione sono stati trovati più di 100 grammi di
cocaina, per una valore di circa 900 mila sterline (oltre un milione di
euro). Quella che arriva dal Galles è una storia che ricorda molto la
serie tv statunitense Breaking Bad e le cattive azioni di
Walter White, professore di chimica riciclatosi cuoco e spacciatore di
metanfetamine per cause di forza maggiore, sulla scia dei suoi gravi
problemi di salute e denaro. Nel tentativo di coprire le sue tracce, Mr
White, magistralmente interpretato da Bryan Cranston, assume lo
pseudonimo di Heisenberg e ha un secondo telefono cellulare segreto. In
qualche modo, nel caso del signor Kuwale ci sono delle analogie con la
serie tv campione di incassi. Gli investigatori gallesi hanno
innanzitutto scoperto che l’uomo trafficava tramite messaggi di testo
codificati sotto il nickname “Mac“.
“Kuwale è pesantemente coinvolto nella fornitura di cocaina” ha
affermato il Detective Timothy Jones , della squadra antidroga Galles
del sud della polizia, alla tv locale GTCW, sottolineando come 111
grammi di cocaina sono stati sequestrati durante il raid a casa
dell’uomo. “La sua è una storia del tutto insolita. Non è qualcosa in
cui imbattiamo ogni giorno”. Dopo essere stato arrestato, Kuwale ha
sostenuto di essere ‘obbligato’ a sceglier la strada della illegalità a
seguito dei problemi di denaro che lo avevano quasi portato a perdere la
sua casa. Tuttavia, in tribunale l’uomo – che ha conseguito una laurea
in informatica – ha decisamente negato di essere un trafficante di droga
e ha insistito sul fatto che stava solo producendo dei farmaci “per
fare un favore a qualcuno”. Ma secondo il Detective Jones, che ha
lavorato su centinaia di casi simili nell’ambito della sua carriera
decennale in polizia, nell’universo della droga “nessuno fa favori” per
niente. Per Kuwale la Procura ha chiesto ora una pena detentiva di
almeno 3 anni e mezzo. Non è la prima volta che Breaking Bad trova riscontri nella vita reale.
Lo scorso agosto Jennifer Tena Krogman, 40 enne californiana, era stata
arrestata per detenzione e spaccio di crystal meth. Anche la sua storia
ha similitudini inequivocabili con quella di Heisenberg.
Fonte: fanpage.it
giovedì 20 marzo 2014
Aaron Paul: Joshua in Exodus, da Breaking Bad al cinema sempre gentile
Aaron Paul, Jesse Pinkman di "Breaking Bad", sta sfruttando la
fortuna della serie per intraprendere una luminosa carriera
cinematografica. Sarà in "Need for speed", "Exodus" e "Fathers and
Daughters" di Muccino. Sempre con la gentilezza che lo contraddistingue.
E' un tipico caso di attore giunto alla notorietà attraverso un
personaggio di una serie televisiva. In questo caso si tratta di Jesse
Pinkman, lo sbandato spacciatore e consumatore di Meth ingaggiato da
Walter White per cucinare droga nella movimentata quanto fortunata serie
di "Breaking Bad".
Breaking Bad. La serie televisiva è stata un vero
caso internazionale capace di catalizzare le attenzioni di pubblico e
critica fino a essere acclamata da più parti come una delle migliori
serie di sempre. Il rischio però, come spesso succede in questi casi, è
quello di essere identificato dal pubblico esclusivamente con il proprio
personaggio, rimanendone ingabbiati.
Exodus. Forse per questo Aaron Paul, ottenuto il
successo, si è voluto subito gettare a capofitto nel cinema con ben 4
film in programma nell'anno in corso: in "Exodus" è Joshua, e recita al
fianco di mostri sacri come Sigourney Weaver e Christian Bale, mentre in
"Hellion" è Wilson.
Fathers and Daughters. Oltre a ciò, sarà presente in
"Non buttiamoci giù" e in "Need for Speed", mentre fa clamore
l'annuncio della sua partecipazione in "Fathers and Daughters" di
Gabriele Muccino, al fianco di Russell Crowe. Pare proprio che sia nata
una stella.
Fonte: mauxa.com
mercoledì 19 marzo 2014
Aaron Paul di Breaking Bad sul set con Gabriele Muccino
Aaron Paul, classe 1979, star della serie di culto Breaking Bad, è in questi giorni sul set di ‘Fathers and Daughters‘ nuovo film di Gabriele Muccino.
Nella foto, pubblicata dal regista sullla sua pagina di Facebook, c’è anche l’attrice Amanda Seyfried, prossimamente nelle sale italiane con il film Lovelace, sulla controversa vita della pornostar di Gola Profonda.
L’attore statunitense è al cinema in questo periodo con ben due film: Need For Speed, basato sull’omonimo videogioco di corse automobilistiche e Non Buttiamoci Giù adattamento cinematografico del romanzo di Nick Hornby.
Fonte: deejay.it
Better Call Saul: presenti anche Pinkman e Gustavo Fring di Breaking Bad
L’arrivo dello spin-off è ormai stato confermato, verso la fine del 2014 verrà lanciato il nuovo telefilm Better Call Saul che non avrà nulla a che fare con la trama principale di Breaking Bad e, di conseguenza, la serie si focalizzerà solo sul lavoro svolto da Goodman e i noti protagonisti del telefilm principale non saranno presenti. Questo è quanto si vociferava sul web fino a qualche giorno fa, ma recentemente delle indiscrezioni affermano che in Better Call Saul potrebbero essere presenti anche Jesse Pinkman (Aaron Paul) and Gustavo Fring (Giancarlo Esposito)!
Lo spin-off, quindi, ci ricorderà il celebre Breaking Bad non solo per il protagonista Bob Odenkirk, ma anche per altri attori che hanno avuto un ruolo fondamentale nella serie. Aaron Paul dovrebbe tornare come un giovane ragazzo che non ha ancora iniziato la sua tragica carriera di produttore di metanfetamina con il professore. Non solo Pinkman e Fring, ma nel telefilm sarà presente anche Jonathan Banks nei panni di Mike Ehrmantraut. Per il momento non è ancora chiaro se Walter White (Bryan Cranston) sarà coinvolto nel progetto.
sabato 15 marzo 2014
Breaking Bad – 5×03 Hazard Pay (Recensione)
Si dice spesso che una stagione si giudica dal terzo episodio. Dietro a
quello che ormai è diventato un luogo comune, c’è un sostanzioso fondo
di verità. In una stagione, specie quando (come accade sovente nelle tv
via cavo) è composta da 10-13 puntate, il terzo episodio può risultare
fondamentale e Breaking Bad con “Hazard Pay” tenta di dimostrarlo.
Da dove nasce tale convinzione? In una stagione, per
svariati motivi, il primo episodio porta con sé delle peculiarità
supplementari che lo discostano leggermente dagli altri. Anche se non si
tratta di un pilota, ma di una premiere di una delle stagioni successive alla prima, il primo atto ha sempre qualcosa di eccezionale. In genere tende a stupire, puntando a una ri-fidelizzazione del bacino spettatoriale dal quale è stato lontano. Così è stato per “Live Free or Die”, in particolare per quanto riguarda il flashforward
iniziale. É una conseguenza piuttosto naturale che il secondo episodio
parta sbilanciato, con l’onere di mettere equilibrio alla stagione,
essendo un po’ la controparte della premiere. “Madrigal” lo fa
benissimo, badando soprattutto a riannodare i fili della trama, tornando
sul rapporto Walt/Jesse e approfondendo il personaggio di Mike in modo
da rendere credibile la sua maggiore centralità nella stagione.
A questo punto, dopo aver assistito ad una sorta di dittico,
si arriva al terzo appuntamento con la curiosità di sapere cosa davvero
succederà in quest’annata, come si arriverà a quel futuro visto in
apertura e perché. “Hazard Pay” è chiamato dunque a costruire il domani,
a tracciare le traiettorie narrative principali e a presentare i
conflitti drammaturgici ed esistenziali che saranno protagonisti delle
trame orizzontali. Possiamo dire sin da subito che ci riesce alla perfezione.
La
scelta di Gilligan e compagni questa volta è rischiosa, ma non per
questo difensiva (come a prima vista potrebbe sembrare), anzi, a mio
avviso si tratta di un’impostazione narrativa pregna di coraggio e ambizione.
Per certi versi si assiste a un ritorno alle origini, ma con una lunga
serie di variazioni sul tema quali la presenza di Mike, il ruolo
dominante di Walt e, soprattutto, un registro stilistico che, nel
raccontare nuovamente la stessa storia, gioca con le conoscenze dello
spettatore, puntando sull’ironia e sulle ricorrenze caratteriali dei
personaggi – vedi ad esempio tutta la sequenza della scelta del luogo in
cui tornare a produrre la metanfetamina e l’atteggiamento sempre più
sardonico di Saul.
Più in generale, il cuore narrativo sta nel tentativo
di mantenere l’equilibrio tra due livelli: quello secondo cui questa
quinta e ultima stagione appare un reboot, un nuovo inizio, una sorta di tabula rasa
sulla quale ripercorre le impronte di un tempo; e quello che lega
questa ripartenza al passato e la rigetta nella melma nebulosa e fangosa
dei conflitti tra i personaggi che ancora giacciono lì, in attesa di
esplodere. L’anomala e nuova triade nasce già satura,
carica di tensioni mature e pronte a incrinare il precario equilibrio in
qualunque momento (in questo senso la scena della spartizione dei soldi
è emblematica). La sfida sta dunque nel saper galleggiare tra queste
spinte contrapposte, costruendo una stagione in cui i legami, quasi
geometrici, del nuovo “gruppo” devono far fronte agli strascichi del
passato che tentano ad ogni occasione di impedire qualunque ripartenza e
di aprire ferite vecchie e nuove. In questo episodio abbiamo la
conferma – sebbene avessimo già un forte sospetto – che rapporti come
quello tra Walt e Saul, Walt e Mike, Jesse e Mike, Saul e Mike, e
soprattutto, Walt e Jesse, sono ancora tutti da sviscerare. Il come è
tutto da vedere, ma di sicuro sappiamo che le matasse di tali conflitti
verranno dipanate grazie all’intreccio di più linee temporali: quella
che porta al flashforward, quella riguardante il presente e quella che dal passato zampilla appena ne ha la possibilità.
“Will you shut up? Shut the hell up. Shut up! Shut up! Shut up!”
Breaking Bad
non dimentica l’importanza dei personaggi secondari e, se ha avuto modo
di trattare Hank nell’episodio scorso (riservandosi di parlarne anche
in questo), stavolta è il turno delle due donne, Marie e Skyler. Partita
un po’ in sordina all’inizio della serie, quest’ultima ha poi sorpreso
tutti tra la terza e la quarta
venerdì 14 marzo 2014
Aaron Paul, da Breaking Bad al cinema:
Need for speed è uno di quei film da vedere attraverso gli spazi tra le dita delle mani. Almeno per quanto mi riguarda.
Narra
della vendetta dell’onesto meccanico Tobey Marshall, asso delle corse
d’auto clandestine, contro l’arrogante Dino, che lo aveva mandato in
prigione per un crimine non commesso. Per quasi due ore, sullo schermo
passano come razzi auto potentissime (in gergo, muscle car) che si inseguono, si tamponano e sembra sempre che stiano per schiantarsi, e tu con loro (da qui, l’utilità delle mani).
Il protagonista della pellicola, ispirata all’omonimo videogame, è Aaron Paul, riuscito nel difficile compito di spogliarsi dei panni di Jesse Pinkman di Breaking Bad e dimostrare doti di immedesimazione. Non a caso, a volerlo in questo ruolo è stato il produttore in persona, un certo Steven Spielberg.
E alle colleghe che mi hanno chiesto «com’è Jesse dal vivo?», ho
risposto «Jesse è l’uomo perfetto». O perfettamente innamorato. Ecco
perché.
Era un fan dei racing film anche prima di Need For Speed?«Sì. Sono un grande ammiratore di Steve McQueen e, quando all’inizio chiesi al regista come si immaginava il protagonista, lui mi parlò proprio di Bullitt (il film del 1968, con il famoso inseguimento automobilistico per le strade di San Francisco, interpretato dall’attore-pilota scomparso nel 1980, ndr). Fu questo a convincermi ad accettare il ruolo».
Perché gli uomini impazziscono per le muscle car?«Sono l’equivalente dei trucchi del make-up per le donne. Da piccoli noi giochiamo con le macchinine, le sbattiamo, immaginiamo che facciano incidenti. Da grandi le sostituiamo con le auto vere. Ha a che fare con la velocità, l’adrenalina».
Questo non mi sembra il classico film solo «per maschi».«No, anche perché non propone un’immagine della donna come semplice "corpo". Non c’è niente di volgare, anche se sarebbe stato facile deragliare su quello. I personaggi femminili sono tutti esseri umani forti, intelligenti e potenti».
In Breaking Bad è un criminale, in questo film è uno che cerca vendetta. Eppure lei ha l’aria del bravissimo ragazzo. «Vorrei dire che i miei personaggi non sono proprio cattivi. O meglio, lo sono, ma hanno anche un cuore. Sono stratificati, mutilati dentro, per questo li trovo così interessanti. Perché poi la vita è così».
Non pensa che questo film possa dare il cattivo esempio? «È
solo cinema, il cui scopo è intrattenere. E poi tutti i personaggi alla
fine pagano per le proprie azioni. Anzi, al contrario, penso ci sia un
messaggio positivo: "Ecco cosa succede se si fanno certe cose"».
Jesse e Tobey sono entrambi dipendenti: il primo dalle metanfetamine, il secondo dalle corse. Anche lei ha qualche dipendenza?«La pizza, forse. Credo di preferirla a qualsiasi cosa al mondo. E poi, la musica».
Lei si è sposato con Lauren Parsekian nel maggio del 2013. Da allora, non passa giorno in cui non le dichiari il suo grande amore su ogni social network. Era così «perfetto» anche prima di incontrare lei?«Sì, sono sempre stato un romantico innamorato dell’amore. Avere incontrato mia moglie ha fatto sì che questo venisse fuori in modo ancora più intenso».
Jesse e Tobey sono entrambi dipendenti: il primo dalle metanfetamine, il secondo dalle corse. Anche lei ha qualche dipendenza?«La pizza, forse. Credo di preferirla a qualsiasi cosa al mondo. E poi, la musica».
Lei si è sposato con Lauren Parsekian nel maggio del 2013. Da allora, non passa giorno in cui non le dichiari il suo grande amore su ogni social network. Era così «perfetto» anche prima di incontrare lei?«Sì, sono sempre stato un romantico innamorato dell’amore. Avere incontrato mia moglie ha fatto sì che questo venisse fuori in modo ancora più intenso».
L'intervista completa su Vanity Fair in edicola da mercoledì 12 marzo; sopra, le foto di Aaron Paul da Breaking Bad a Need for Speed.
Fonte: vanityfair.it
martedì 11 marzo 2014
Breaking Bad – 5×02 (Madrigal Recensione)
Madrigal Elektromotoren,
la società tedesca che dà il titolo a questo secondo episodio, ne
costituisce anche il punto di partenza per mostrarci le prime
conseguenze della caduta rovinosa di un impero criminale.
Il cerchio intorno a coloro che costituivano gli ingranaggi del sistema di potere di Gus si stringe lento ed inesorabile, lasciando per alcuni l’opzione della morte come unica via di uscita.
Morte che si presenta già nel raggelante cold open sotto forma di suicidio del capo del settore alimentare della Madrigal, il signor Schuler,
compiuto per sfuggire alla vergogna dell’arresto. Una scena di apertura
di grande impatto, come spesso accade nella serie, dove le tonalità di
grigio predominanti si sposano perfettamente all’alienazione e al
distacco con cui il dirigente tedesco compie il suo gesto; il tutto
egregiamente accompagnato da una colonna sonora metallica che detta il ritmo crescente della tensione narrativa.
Non manca ovviamente una sana dose di dark humor, nel pieno
stile Breaking Bad, presente sia nella sequenza iniziale dell’assaggio
delle salse, sia nel finale quando, all’attimo del trapasso di Schuler e
al precipitare del suo corpo senza vita al suolo, corrisponde
simultaneamente, con un tempismo surreale, lo scarico dal water.
“I don’t
know what kind of movies you’ve been watching, but here in the real
world, we don’t kill 11 people as some kind of prophylactic measure”.
Questo presagio di morte mette in allarme un’altra componente dell’organigramma criminale che faceva capo a Gustavo Fring, Lydia.
In un clima sempre più pesante ed incerto, anche questa donna, in
apparenza non molto a suo agio con la clandestinità, vede la morte come
unica soluzione ad ogni problema, portando a Mike una lista di 11 nomi da eliminare prima che qualcuno di loro ceda alle pressioni della Dea.“These are my guys, and they are solid” gli risponde l’anziano ex poliziotto con la solita freddezza che lo contraddistingue.
In una situazione che si fa di giorno in
giorno più precaria e problematica, Mike sembra essere l’unico
personaggio a conservare una lucidità di giudizio ed una visione
lungimirante del quadro generale che purtroppo non dimostrano altri
personaggi.
“You are a timebomb… tick-tick-ticking, and I have no intention of being around for the boom”.
“dell’oro nelle strade” lasciato da Gus, la risposta di Mike non può che essere un secco e profetico rifiuto.
Walter è una bomba che sta per esplodere, ormai completamente in balia del suo delirio di onnipotenza che gli fa credere di essere solo agente determinante del destino suo e di chi gli sta intorno (“Because I said so”). Jesse non se ne è reso ancora bene conto, divorato com’è dai sensi di colpa e dalla necessità di avere una guida in una vita altrimenti senza punti di riferimento; Mike invece è l’unico ad aver capito la verità. Sa che presto tutto quello che si troverà intorno a Walter White sarà destinato a sprofondare con lui – come dimostrato dal flashforward dello scorso episodio – ed è quindi meglio stargli il più lontano possibile.
Walter è una bomba che sta per esplodere, ormai completamente in balia del suo delirio di onnipotenza che gli fa credere di essere solo agente determinante del destino suo e di chi gli sta intorno (“Because I said so”). Jesse non se ne è reso ancora bene conto, divorato com’è dai sensi di colpa e dalla necessità di avere una guida in una vita altrimenti senza punti di riferimento; Mike invece è l’unico ad aver capito la verità. Sa che presto tutto quello che si troverà intorno a Walter White sarà destinato a sprofondare con lui – come dimostrato dal flashforward dello scorso episodio – ed è quindi meglio stargli il più lontano possibile.
Purtroppo
per Mike, il fato lo metterà nella condizione di dover riconsiderare le
proprie scelte. La Dea, infatti, grazie ai numeri di conto ritrovati lo
scorso episodio, è riuscita a rintracciare i depositi off-shore
di Gus all’estero e con esso tutti i soldi destinati ai suoi uomini più
fidati, tra cui i due milioni di dollari per la nipotina di Mike.
Anche qui l’ex braccio destro di Fring dimostra tutta la sua abilità ed esperienza: prima nell’interrogatorio con Hank, dove rimane calmo ed imperturbabile – spettacolare quando mette le mani sul tavolo e svela il bluff dell’agente Gomez- anche quando Schrader lo mette spalle al muro con i numeri di conto; e poi a casa di Chow, quando capisce subito il piano del suo ex-sottoposto e lo coglie alla spalle, facendolo fuori nonostante il dispiacere.
il turno di Lydia,
però, qualcosa ha portato Mike a cambiare idea. Le suppliche della
donna, che di fronte alla fine ormai imminente riesce solo a pensare
alla figlia e al fatto che dopo la sua scomparsa ella possa pensare che
la madre l’abbia abbandonata, portano Mike a cambiare la sua decisione.
Il pensiero di non lasciar niente alla nipote (the family),
dopo tutto quello che ha fatto per Gus, lo spinge non solo a risparmiare
la vita di Lydia, ma anche ad accettare la proposta di partnership con
Walter, recuperando per lui anche la metalammina, fondamentale per
ricreare il suo “prodotto”.
“When we do what we do for good reasons, then we’ve got nothing to worry about. And there’s no better reason than family”.
“Tutto
è giusto se lo si fa per la famiglia”: Walter ha fatto di questa
massima un motivo per andare avanti fin dal primo episodio della serie.
Ogni sua azione, ogni barriera che sfondava nella sua discesa verso
l’abisso era fatta solo ed esclusivamente per assicurare un futuro alla
sua famiglia. Questo rendeva comprensibile ai suoi – ed ai nostri –
occhi il proprio modo di agire, per quanto avesse delle conseguenze
sempre più crudeli ed insopportabili. Ma adesso è ancora così? Questa
del “bene della famiglia” è ancora una motivazione
vera, oppure è solo una maschera dietro cui nascondere qualcos’altro, un
meccanismo di auto-assoluzione atto solo ad alimentare una sete di
potere che si fa a poco a poco sempre più cieca e vorace?
Quello portato sugli schermi da un sempre superbo Bryan Cranston
in questi primi due episodi, è un Walter White che ormai ha superato
ogni limite morale consentito, e che non ha la minima intenzione di
fermarsi. Heinsenberg ha ormai preso il completo controllo in preda ad un god complex
che lo autorizza a fare tutto non rispondendo a nessuno se non a se
stesso, anche a costo di fare del male alle persone che lui si prefigge
di proteggere, come Skyler.
Schiacciata sotto il peso del rimorso verso quanto successo a Ted
e terrorizzata da un marito che stenta a riconoscere, un estraneo,
rappresentato da un’inquadratura a mezzo busto di cui non si riesce a
scorgere l’identità, la donna di casa White non riesce a far altro che
rimane nel letto tutti i giorni, alla ricerca anche lei di una via di
fuga che purtroppo non esiste.
Madrigal è un episodio preparatorio, ma non per questo
poco significativo. Da una parte vengono introdotti dei nuovi personaggi
(Lydia, i dirigenti della Madrigal), mentre dall’altra continua il
lavoro poderoso fatto sui personaggi, che ci consegna un ritratto
agghiacciante di Walter White, sempre più privo di umanità. Al centro
dell’episodio però emerge la figura di Mike -interpretato da un
incredibile Jonathan Banks – l’anziano “problem solver”
che riesce a vedere più lontano degli altri, ma che suo malgrado non è
in grado di sfuggire a ciò che sta per arrivare.
Di Joy Black
Fonte: Seriangolo.it
Breaking Bad – 5×01 Live Free or Die (Recensione)
La premiere inizia con un flashforward che ci mostra
Walter – con i capelli, la barba e un’identità fittizia – che
“festeggia” il suo 52° compleanno. Evento non casuale, che ci permette
di collocare temporalmente questi eventi a circa un anno dal finale
della quarta stagione e ad esattamente due anni dal Pilot.
Gli elementi interessanti che emergono da questi pochi, ma intensi, minuti sono tutti racchiusi nella domanda che sorge spontanea: da chi si sta difendendo (o chi sta attaccando) Walter?La mia impressione è che vedremo altri stralci di flashforward in qualcuno dei prossimi episodi (come con i rottami in piscina nella seconda stagione) e che questo ciclo di 8 puntate terminerà proprio con il ricongiungimento tra la timeline principale e quella futura. Scoprendo, magari, che il nemico di Walt potrebbe essere proprio Jesse: gli ingredienti ci sono tutti, da grosse bugie che potrebbero venire a galla (avvelenamento di Broke e morte di Jane) a problemi di natura economica (il “puoi anticiparmi i soldi?” non l’ho visto assolutamente come scena casuale). Staremo a vedere.
Gli elementi interessanti che emergono da questi pochi, ma intensi, minuti sono tutti racchiusi nella domanda che sorge spontanea: da chi si sta difendendo (o chi sta attaccando) Walter?La mia impressione è che vedremo altri stralci di flashforward in qualcuno dei prossimi episodi (come con i rottami in piscina nella seconda stagione) e che questo ciclo di 8 puntate terminerà proprio con il ricongiungimento tra la timeline principale e quella futura. Scoprendo, magari, che il nemico di Walt potrebbe essere proprio Jesse: gli ingredienti ci sono tutti, da grosse bugie che potrebbero venire a galla (avvelenamento di Broke e morte di Jane) a problemi di natura economica (il “puoi anticiparmi i soldi?” non l’ho visto assolutamente come scena casuale). Staremo a vedere.
Tornando al presente, troviamo Walt sistemare tutte le prove lasciate in giro prima di poter brindare, da solo,
davanti allo specchio, con il suo alter ego. Ma la doppia personalità
mostrata nel finale della scorsa stagione (vedasi piano machiavellico
contro Gus) è sempre più labile: la trasformazione in Heisenberg è ormai completa.
In questa premiere, infatti, Walt pare essere la reincarnazione di
Gustavo, mostrando quella pacatezza, ma anche decisione, sicurezza e
cazzutaggine che caratterizzavano Mr Pollos. Le scene in macchina dopo
il colpo alla stazione di polizia e il colloquio nello studio di Saul ne
sono l’esempio lampante.
Esemplare in tal senso è anche quel “I forgive you” in chiusura d’episodio, che trasuda tanto amore quanto God complex di cui sopra. Skyler è finalmente consapevole della vera identità del marito – che è the one who knocks – e ne è giustamente spaventata.
Tuttavia,
la donna riesce a mettere da parte sia i timori sia la pietà, pur di
tenere la propria famiglia al sicuro: fantastica l’interpretazione di
Anna Gunn che, davanti ad un Beneke in condizioni critiche che giura di
non proferire parola, riesce a trasformare l’iniziale sincero desiderio
di scusarsi in una maschera che la rende degna del ruolo di Heisenberg’s wife.
Probabile che questa sia l’unica apparizione di Beneke in questa stagione. L’anno scorso è stato volutamente lasciato in sospeso per deciderne la sorte successivamente, e questa mi sembra la giusta uscita di scena: d’impatto, con poco rumore. Una continuazione di tale faccenda la troverei ridondante e priva di spunti di interesse, visto che già l’anno scorso ha rappresentato certamente la storyline più debole (salvandosi per essere stata il motore dietro quel capolavoro di scena al termine di “Crawl Space”). Ma con Beneke (e Gus) non sparisce di certo Saul, che vedremo impegnato al fianco di Walt finché he says they’re done.Ma il ritorno più atteso era certamente quello di Mike: l’avevamo lasciato in Messico a farsi curare le ferite, e lo ritroviamo mentre apprende della morte di Gus e si precipita pieno di rabbia ad incontrare i due artefici di tale uccisione. Le riprese nel deserto sono come al solito favolose – da Mike che dà da mangiare alle galline all’incontro dei tre protagonisti – ma non altrettanto lo sviluppo della vicenda: Mike un po’ troppo a cuor leggero passa dal voler vendicare l’amico Gustavo all’allearsi con Walt e Jesse per distruggere le prove, visto che fino all’ultimo è convinto non possano avere successo, ed arriva anche sul punto di sparire dalla circolazione lasciandoli al loro destino. Quello che poteva essere un interessante scontro (per poi, magari, diventare comunque un’alleanza) si è consumato dunque in pochi minuti. Complice, probabilmente, l’amicizia costruita nella scorsa stagione tra Jesse e Mike (eloquente quel “Oh Jesse…” quasi paternale pronunciato da Mike) che potrebbe avere un ruolo determinante nei giochi futuri della serie. Se Jesse scoprisse le bugie di Walt, troverebbe in Mike un naturale e potente alleato, soprattutto ora che il ragazzo sta acquisendo sempre più consapevolezza delle proprie capacità: la sua contentezza quando il piano da lui proposto funziona è esemplare.
Probabile che questa sia l’unica apparizione di Beneke in questa stagione. L’anno scorso è stato volutamente lasciato in sospeso per deciderne la sorte successivamente, e questa mi sembra la giusta uscita di scena: d’impatto, con poco rumore. Una continuazione di tale faccenda la troverei ridondante e priva di spunti di interesse, visto che già l’anno scorso ha rappresentato certamente la storyline più debole (salvandosi per essere stata il motore dietro quel capolavoro di scena al termine di “Crawl Space”). Ma con Beneke (e Gus) non sparisce di certo Saul, che vedremo impegnato al fianco di Walt finché he says they’re done.Ma il ritorno più atteso era certamente quello di Mike: l’avevamo lasciato in Messico a farsi curare le ferite, e lo ritroviamo mentre apprende della morte di Gus e si precipita pieno di rabbia ad incontrare i due artefici di tale uccisione. Le riprese nel deserto sono come al solito favolose – da Mike che dà da mangiare alle galline all’incontro dei tre protagonisti – ma non altrettanto lo sviluppo della vicenda: Mike un po’ troppo a cuor leggero passa dal voler vendicare l’amico Gustavo all’allearsi con Walt e Jesse per distruggere le prove, visto che fino all’ultimo è convinto non possano avere successo, ed arriva anche sul punto di sparire dalla circolazione lasciandoli al loro destino. Quello che poteva essere un interessante scontro (per poi, magari, diventare comunque un’alleanza) si è consumato dunque in pochi minuti. Complice, probabilmente, l’amicizia costruita nella scorsa stagione tra Jesse e Mike (eloquente quel “Oh Jesse…” quasi paternale pronunciato da Mike) che potrebbe avere un ruolo determinante nei giochi futuri della serie. Se Jesse scoprisse le bugie di Walt, troverebbe in Mike un naturale e potente alleato, soprattutto ora che il ragazzo sta acquisendo sempre più consapevolezza delle proprie capacità: la sua contentezza quando il piano da lui proposto funziona è esemplare.
Ammetto che, dopo un finale di quarta stagione semi-conclusivo, avevo paura di una ripresa sottotono, ma la premiere è stata – seppur né un capolavoro né all’altezza delle precedenti – assolutamente positiva.
In 40 minuti Vince Gilligan ha ben ripreso le fila lasciate l’anno
scorso, offrendoci scene di tensione (alla stazione di polizia), di
ironia (il gesto delle chiavi di Mike, il “Yeeahh bitch! Magnets!” di Jesse che ricorda il “Yeah! Science!”
della prima stagione), di attenta evoluzione dei personaggi e
iniettandoci tanta curiosità con quello spiazzante opening ambientato in
un prossimo futuro.
Gli ingredienti per una stagione ottima ci sono tutti. Stagione che vedrà sicuramente protagonista Hank, sempre più vicino al bandolo della matassa (ora ha anche un nuovo indizio) e sempre più deciso a buttare giù quell’enorme organizzazione che la morte di Gustavo ha solo scalfito.
Di Michelle Minardi
Fonte: seriangolo.it
domenica 9 marzo 2014
Breaking Bad, in cammino verso la dannazione: capolavoro da cima a fondo
Vi posto questa bellissima recensione che ho trovato in rete scritta da Ivan Leoni.
Nei cinque anni di vita della serie ideata da Vince Gilligan, sono
stati più di quaranta i riconoscimenti ufficiali assegnati ad attori e
produttori televisivi. Ma la vera portata di questo fenomeno pop del nuovo millennio
non si esaurisce nel mucchietto di Emmy e Golden Globe accatastati
nelle vetrine della High Bridge Entertainment, la casa di produzione: il
valore di “Breaking Bad – Reazioni collaterali” prende corpo e sostanza
nel momento in cui si osservano da vicino tutti gli aspetti che
concorrono alla formazione di un prodotto televisivo seriale.
L'originalità del plot, la credibilità dei personaggi rappresentati
(principali e secondari), il rapporto eroe-antieroe, la coerenza
strutturale della trama, la regia, il montaggio, la musica, i dialoghi: tutto si tiene in modo superlativo e trovare una sbavatura è francamente un'impresa ardua.
La parabola messa in scena da Gilligan è quella di un insegnante di
chimica che, il giorno successivo al suo cinquantesimo compleanno,
scopre di avere un tumore. Da qui l'avventata decisione di sfruttare le
proprie competenze per produrre metanfetamina e garantire un futuro
economico alla propria famiglia. Nelle prime puntate, quindi, lo spettatore solidarizza con la condizione psicologica provocata dalla malattia di Walter White,
di cui vengono rappresentati anche i difficili momenti delle terapie
per rallentarne lo sviluppo - cosa già di suo piuttosto coraggiosa per
un prodotto d’intrattenimento, no?
In virtù di questa empatia, si finisce con l’essere traghettati attraverso tutti gli stati dell’io del protagonista, che da eroe positivo si trasforma nell’anti-eroe Heisenberg,
a capo di un’organizzazione criminale che sbaraglia la concorrenza
imparando sul campo le regole e i codici della delinquenza. Un lungo
cammino la cui conseguenza - la reazione collaterale, appunto - non è la
redenzione, ma la lucida presa di coscienza della inevitabile dannazione.
Questa rappresentazione risulta credibile nell’intero arco narrativo delle cinque stagioni, grazie alle interpretazioni di Bryan Cranston (nel duplice ruolo di Walter White/Heisenberg), Aaron Paul (l'ex allievo Jessie Pinkman, complice della produzione di metanfetamina), Anna Gunn (la moglie Skyler), RJ Mitte (il figlio costretto in stampelle da una paralisi cerebrale) e Dean Norris
(il cognato Hank, che lavora all'agenzia federale antidroga e dà la
caccia ad un nemico che si nasconde in casa). A questi si aggiungono un
universo di personaggi sopra le righe come Saul Goodman,
spassosissimo avvocato talmente ben tratteggiato da meritarsi uno
spin-off, con la serie “Better call Saul” che andrà in onda nel corso
dell’anno. E che dire del ritmo della narrazione? Come bene osserva Alessandra Daniele su Carmillaonline sembra evidente il richiamo a Sergio Leone: “lunghi momenti di tensione, e fulminanti accelerazioni violente e sanguinose”.
Messa così, Breaking Bad potrebbe sembrare un freddo esercizio di maniera o, per rimanere fedeli al plot, una formula chimica ben ponderata. Al contrario, dopo aver assistito al finale di serie – attenzione: quasi spoiler! – si ha l'impressione che l'insieme sia addirittura superiore alla somma dei singoli elementi considerati
e che tutto sia stato sapientemente costruito per trasmettere la
tensione etica fra bene e male implicita in ogni umana decisione. Il
primo dei tre atti finali, dal titolo Ozymandias, ritrae, infatti,
malinconicamente il definitivo tramonto del progetto di vita di
Heisenberg, richiamando l'inevitabile declino di tutti gli imperi e degli uomini di potere, così come descritto nell'omonimo sonetto del poeta inglese P.B. Shelley.
Un capolavoro, insomma, che in molti definiscono come la miglior serie di sempre e che ha proiettato Heisenberg nell'immaginario collettivo di un’intera generazione.
Da vedere.
Fonte: bergamonews.it
Il film di Facebook di Walter White di "Breaking Bad"
In occasione del suo decimo compleanno, su Facebook è impazzato il "Look back", ovvero il filmato (generato su richiesta) che mostra ad ogni utente un riassunto della sua "vita" sul popolare social network. Tra i tanti fake, oltre a quello dedicato a Silvio Berlusconi, c'è anche quello di Walter White, il personaggio protagonista della serie tv Breaking bad (nella realtà, l'attore Bryan Cranston). Dategli un'occhiata qui:
sabato 8 marzo 2014
Better Call Saul, Aaron Paul aggiorna sullo spin-off di Breaking Bad: «Sia io sia Bryan Cranston vogliamo esserci»
Orfani di Breaking Bad non temete, forse una piccola reunion è dietro l’angolo. Come sapete la AMC ha messo in cantierie Better Call Saul, lo spin-off di Breaking Bad incentrato su Saul Goodman, l’avvocato criminale interpretato da Bob Odenkirk. Sappiamo che nel cast ci sarà anche Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks), il “mr. Wolf”di Breaking Bad, personaggio dal passato misterioso e dai talenti sconfinati, ma forse non è finita qui. Intervistato durante il red carpet del suo ultimo film Need for Speed, Aaron Paul alla domanda se ci sarà anche lui nella serie tv ha risposto: «So che ne stanno parlando, ma non sono sicuro. Io spero di sì, tutto vorremmo ritornare e so che anche Bryan Cranston ne sarebbe felice». Fan di Breaking Bad, non vi resta che sperare.
Fonte: bestmovie.it
venerdì 7 marzo 2014
The Wolf of Albuquerque: quando Breaking Bad incontra The Wolf of Wall Street
Breaking Bad è riuscita – con le sue trovate, la sua
storia e soprattutto: con i suoi protagonisti – ad emozionare il
pubblico di tutto il mondo. Non è passato nemmeno un anno dalla sua
ultima puntata, eppure non è un azzardo definirla un cult, un punto di
riferimento, un esempio per le generazioni a venire di filmmaker e di
cineasti (perché questo è cinema, non solo tv). Un prodotto
rivoluzionario con un personaggio debordante tanto quanto quello di
Jordan Belfort in The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese. C’è tutto: tutto quello che serve per accostare i due mondi: l’istrionismo, la follia, la droga, l’amore per il denaro…
Immaginatevi allora le due cose insieme: Wolfy e Walter White. Ed avrete come risultato The Wolf of Albuquerque:
un mix esplosivo, immagini seguite ad immagini, rimontate ad hoc da
Ivan Burgueno, come il trailer del film del regista Premio Oscar.
Protagonista assoluto non è Leonardo DiCaprio. Ma Bryan Cranston nei panni del signor White.
Ecco il video:
Fonte: bestmovie.it
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martedì 4 marzo 2014
Il 'Dopo Breaking Bad' si chiama "Battle Creek"
Forse il nome di Vince Gilligan non risuonera' immediatamente alla maggior parte dei telespettatori, ma bastera' citare 'X Files' e 'Breaking Bad'
perche' il credito dello sceneggiatore e produttore statunitense abbia
una impennata. E perche' cresca l'attenzione nei confronti del suo nuovo progetto,
di una serie poliziesca che tiene nel cassetto dal 2002 e che ora
sembra sti venendo alla luce grazie a Sony Pictures TV e i CBS TV
Studios, impegnati insieme nella produzione di Battle Creek (sulla AMC nel prossimo autunno).
La rivista Deadline ha appena rivelato che sara' Bryan Singer (X-Men) il regista del previsto pilot. Non una novita' per il regista de I soliti sospetti, che in passato aveva gia' diretto la puntata pilota di House MD, con la quale Battle Creek dovrebbe avere in comune anche il produttore esecutivo David Shore. Ma i volti che vedremo sullo schermo, a tutt'oggi, saranno quelli di Kal Penn e Janet McTeer, ai quali si e' appena aggiunto Dean Winters (Oz, Law & Order) nel ruolo del detective Russ Agnew, uno dei protagonisti dei 13 episodi annunciati.
Intelligente e duro, l'agente di polizia della cittadina del Michigan, Battle Creek appunto, non e' un personaggio facile con cui fare coppia - ci rivelano le prime indiscrezioni sulla trama - anche per la sua reputazione di persona spicciola, impulsiva e dura. Eppure l'obbligo di accompagnarsi a un collega dalla personalita' completamente diversa dara' vita a una serie di situazioni - e dilemmi morali - nelle quali i due (e il pubblico) si troveranno davanti a delle scelte difficili sulla strada che porta alla sconfitta del crimine.
La rivista Deadline ha appena rivelato che sara' Bryan Singer (X-Men) il regista del previsto pilot. Non una novita' per il regista de I soliti sospetti, che in passato aveva gia' diretto la puntata pilota di House MD, con la quale Battle Creek dovrebbe avere in comune anche il produttore esecutivo David Shore. Ma i volti che vedremo sullo schermo, a tutt'oggi, saranno quelli di Kal Penn e Janet McTeer, ai quali si e' appena aggiunto Dean Winters (Oz, Law & Order) nel ruolo del detective Russ Agnew, uno dei protagonisti dei 13 episodi annunciati.
Intelligente e duro, l'agente di polizia della cittadina del Michigan, Battle Creek appunto, non e' un personaggio facile con cui fare coppia - ci rivelano le prime indiscrezioni sulla trama - anche per la sua reputazione di persona spicciola, impulsiva e dura. Eppure l'obbligo di accompagnarsi a un collega dalla personalita' completamente diversa dara' vita a una serie di situazioni - e dilemmi morali - nelle quali i due (e il pubblico) si troveranno davanti a delle scelte difficili sulla strada che porta alla sconfitta del crimine.
lunedì 3 marzo 2014
Arrestato fan di Breaking Bad, cucinava meth con una maglia di “Los Pollos Hermanos”
Sua madre non sarà certo fiera di lui, ma magari qualche fan di "Breaking Bad"
starà sicuramente parlando di lui a quest’ora. Si tratta di Daniel
Kowalski, un 21enne colto in flagrante mentre era intento a preparare
crystal meth all’interno della sua casa. La droga cucinata dal
professore di chimica Walter White e dal suo fidato studente Jesse,
protagonisti della serie dei record creata da Vince Gilligan, era al
centro del lavoro del ragazzo. La curiosità è che Kowalski, quando è
stato beccato dalla polizia, indossava proprio una maglietta de “Los
Pollos Hermanos”, la catena di fast food immaginaria che nella serie
televisiva funge da copertura per l’organizzazione criminale per la
quale Walter e Jesse lavorano.
È accaduto in Illinois e per Kowalski è già il suo secondo arresto.
Nella sua casa sono stati trovati bicchieri e bruciatori, prodotti
chimici e manuali didattici sulla preparazione di sostanze fatte in
casa. Tutto materiale che riconduce alla produzione delle metanfetamine,
protagoniste indiscusse della serie tv.
Fonte: tv.fanpage.it
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