mercoledì 1 ottobre 2014

Breaking Bad, un dilemma morale

Luigi Arciuolo, Ritratto di Walter White, matita e penna bic su carta 


Breaking Bad è una serie televisiva statunitense andata in onda dal 2008 al 2013. Il programma ha avuto un grandissimo successo di critica e di pubblico: è considerata la tredicesima serie meglio scritta di tutti i tempi secondo il Writers Guild of America (il sindacato degli sceneggiatori americani).
I meriti sono certamente ascrivibili alla bravura di registi, scrittori e attori; tra quest’ultimi spicca Bryan Cranston, il quale interpreta il ruolo del protagonista. Egli è Walter White, un personaggio dalle molte sfaccettature; proprio la sua complessità ha convinto appieno sia gli addetti ai lavori che gli appassionati.
Ma chi è Walter White? Senza “spoilerare” (per usare un termine del gergo televisivo ma non solo) la trama, diremo semplicemente che è un anonimo professore di chimica, felicemente sposato con Skyler e padre di Walter Junior, ragazzo affetto da paralisi cerebrale; la coppia avrà poi anche una figlioletta, Holly. La vita di Walt cambia all’improvviso quando gli viene diagnosticato un cancro ai polmoni; conscio di avere ormai poco tempo a disposizione, decide di diventare produttore di droga, sfruttando la propria conoscenza della chimica: potrà in questo modo guadagnare ingenti somme di denaro in poco tempo, garantendo il futuro benessere economico ai propri cari dopo la sua morte. Lo aiuta nell’impresa un suo ex-allievo, Jesse Pinkman, magistralmente impersonato da Aaron Paul. Le conseguenze di questa scelta saranno drammatiche.

Tenendo conto della storia e del vistoso cambiamento caratteriale di Walt durante lo svolgersi della narrazione, tra i fan della serie si è aperto un dibattito sulla moralità del personaggio principale, riassumibile in una semplice domanda: il fine giustifica i mezzi? (Considereremo soltanto gli inizi di Walter White, perché nel prosieguo della serie, specialmente nella quinta stagione, si macchierà di crimini francamente indifendibili).
Da un lato, l’operato di Heisenberg (questo il soprannome del protagonista) presta il fianco a critiche di natura etica: come si può lucrare sulle debolezze di individui fragili, conducendoli alla tossico-dipendenza e rovinandoli del tutto a causa dello smercio di droga? È inaccettabile… Il nostro “eroe” avrebbe fatto meglio a tenersi il suo lavoro di insegnante, cercando di risparmiare quanto più possibile fin quando sarebbe restato in vita.
Però ci sono anche coloro che invitano a non giudicare: e se, messi alle strette, avessimo adottato anche noi un estremo rimedio per un male estremo? Certo, i metodi di Walt per racimolare denaro sono discutibili, ma agisce in tal modo per una nobile causa: sta rischiando la sua vita per pagarsi le cure mediche e permettere alla sua famiglia un futuro sereno e privo di ristrettezze economiche; è probabilmente un atteggiamento egoista poiché mette in pericolo la vita di altre persone ma, in sintesi, i fautori di questa corrente di pensiero seguono un semplice assunto: il fine giustifica i mezzi purché ci sia qualcosa che giustifichi il fine.
Da segnalare che, tra i molteplici pareri, c’è anche quello di Bryan Cranston… Cosa pensa l’attore al riguardo? Condanna o assolve il suo alter-ego? Egli ha fatto una precisa dichiarazione durante un’intervista rilasciata al quotidiano “The Guardian”: «Le motivazioni di qualcuno hanno forse purezza? Quelle di Madre Teresa, forse. Ma persone come quelle sono dei santi che camminano sulla Terra e sono veramente poche. Breaking Bad colpiva nel segno perché c’è un Walter White in ogni individuo nel mondo. Siamo tutti capaci di quello che fa. Non si realizza mai nella maggior parte di noi. Ma nelle giuste circostanze, chiunque potrebbe essere abbastanza minacciato, abbastanza spaventato, abbastanza desideroso».
In conclusione: Walter White ha agito bene o male? Cosa avreste fatto al posto suo?

Di: Marco Batelli
Fonte: ilrumoredellecose.wordpress

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